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La Malattia del sonno è una malattia parassitaria trasmessa all'uomo dalla puntura di una mosca tse-tse


immagine del parassita della malattia

Definita anche Tripanosomiasi africana umana (Human African Trypanosomiasis – HAT) è una malattia parassitaria provocata da protozoi appartenenti al genere Trypanosoma, trasmessi all'uomo dalla puntura della mosca tse-tse (genere Glossina) a sua volta infettata da esseri umani o da animali domestici e selvatici che possono rappresentare un serbatoio di infezione. Appartiene alle “malattie neglette” (Neglected Tropical Diseases – NTD), termine che si riferisce ad un gruppo eterogeneo di patologie trascurate, diffuse soprattutto nelle aree tropicali, responsabili di conseguenze sanitarie, sociali ed economiche devastanti.

Le mosche tse-tse si trovano in Africa sub-sahariana, e solo alcune specie trasmettono la malattia. Le popolazioni rurali che si dedicano all’agricoltura, alla pesca, all’allevamento o alla caccia, sono le più esposte alle mosche tse-tse e pertanto alla malattia. Per ragioni ancora sconosciute, in molte regioni in cui sono presenti le mosche tse-tse, la malattia del sonno è assente. La malattia ha una distribuzione focale che va da singoli villaggi a intere regioni, con frequenza variabile da un villaggio all'altro. Negli ultimi 20 anni sono stati compiuti importanti progressi nel controllo di questa malattia, tuttavia, in alcune aree rurali dove la tripanosomiasi è prevalente, i sistemi sanitari sono insufficienti e l'instabilità politica e l'insicurezza sociale rendono difficile l’eliminazione della malattia.

Anche i viaggiatori rischiano di essere infettati se si avventurano in regioni in cui l'insetto è comune.

La malattia del sonno, se non trattata, di solito è fatale.

Forme della tripanosomiasi Africana umana

La tripanosomiasi Africana umana può assumere due forme, in base al parassita interessato:

  • Trypanosoma brucei gambiense è presente in 24 paesi dell’Africa occidentale e centrale. Questa forma attualmente è responsabile del 92% dei casi segnalati e provoca una malattia cronica. Una persona può essere infetta per mesi o anche anni senza mostrare i segni o sintomi patognomonici della malattia. Quando appaiono sintomi più evidenti, il paziente si trova spesso in uno stadio avanzato della malattia, che interessa il sistema nervosa centrale.
  • Trypanosoma brucei rhodesiense presente in 13 paesi dell’Africa orientale e meridionale. Attualmente questa forma rappresenta l'8% dei casi segnalati e causa una malattia acuta. I primi segni e sintomi si osservano pochi mesi o poche settimane dopo l’infezione. La malattia si sviluppa rapidamente e colpisce diversi organi, tra cui il sistema nervoso centrale. Solo l’Uganda presenta entrambe le forme della malattia, ma in zone separate.

Un’altra forma di tripanosomiasi si verifica principalmente in America Latina ed è conosciuta come tripanosomiasi Americana o malattia di Chagas. L’agente eziologico appartiene ad un sub-genere diverso di Trypanosoma ed è trasmessa da un diverso insetto vettore.

Tripanosomiasi animale

Altre specie e sub-specie parassite del genere Trypanosoma sono patogene per gli animali e possono causare la tripanosomiasi africana animale (Animal African Trypanosomiasis  - AAT). La tripanosomiasi nei bovini africani, nota anche come Nagana, ha un importante impatto economico nelle aree affette, in quanto determina la riduzione della produzione di carne e latte ed ostacola la produzione agricola. 

Gli animali possono inoltre albergare il parassita patogeno per l’uomo, soprattutto T.b. rhodesiense, del quale gli animali domestici e selvatici sono un importante serbatoio. Gli animali possono essere infetti anche da T.b. gambiense e agire come serbatoi in misura minore, non precisamente nota. 

Per saperne di più:

L'infezione si trasmette alle persone prevalentemente tramite la puntura di una mosca tse-tse (Glossina palpalis) contaminata dal Trypanosoma brucei.

L’uomo è il principale serbatoio ospite per Trypanosoma brucei gambiense.
I bovini domestici e gli animali selvatici, comprese le antilopi, sono il principale serbatoio di Trypanosoma brucei rhodesiense.

Altre possibili vie di trasmissione sono:

  • trasmissione verticale, dalla madre al bambino: il tripanosoma può attraversare la placenta e infettare il feto;
  • trasmissione attraverso altri insetti ematofagi;
  • puntura accidentale con aghi contaminati nei laboratori;
  • trasmissione del parassita attraverso rapporti sessuali;
  • trasfusioni di sangue.

Nelle fasi precoci della malattia (stadio emo-linfatico o primo stadio) il tripanosoma si moltiplica neli tessuto sottocutaneoi, nel sangue e nel sistema linfatico. Si può osservare un’ulcera dolorosa, che origina come papula per poi evolvere verso il nodulo, nella sede primaria della puntura della mosca tse-tse; nel giro di poche settimane vi è febbre, ingrossamento dei linfonodi, dolori muscolari e delle articolazioni, mal di testa e prurito.

Negli stadi avanzati il parassita attraversa la barriera ematoencefalica e invade il sistema nervoso centrale (stadio meningo-encefalitico), determinando la comparsa dei segni e dei sintomi manifesti della malattia: modificazioni del comportamento, confusione, disturbi sensoriali e scarsa coordinazione dei movimenti. I disturbi del ciclo del sonno, che danno il nome alla malattia, costituiscono un'importante caratteristica del secondo stadio
della malattia. In assenza di cure, la malattia del sonno è mortale, nonostante siano stati segnalati casi di guarigione. 

La diagnosi precoce è difficile in quanto i segni e i sintomi del primo stadio sono aspecifici e gli approcci diagnostici poco sensibili. La diagnosi richiede la conferma della presenza del parassita in qualsiasi fluido corporeo, tuttavia i livelli di parassitemia di T.b. gambiense negli strisci di sangue di routine sono solitamente bassi e variabili.

La diagnosi prevede 3 fasi:

  • test sierologici a scopo di screening  (disponibili solo per T.b.gambiense) e valutazione clinica; recentemente sono stati sviluppati e introdotti test diagnostici rapidi per l'infezione da T.b. gambiense più adatti per lo screening passivo e la sorveglianza nei Paesi endemici;
  • conferma della diagnosi tramite isolamento del parassita nei fluidi corporei: per T.b.gambiense l’approccio classico è la rilevazione al microscopio ottico del parassita in un aspirato linfonodale (di solito, da un linfonodo cervicale posteriore); nel caso di T. b. rhodesiense i pazienti sintomatici hanno tipicamente parassiti rilevabili nel sangue. Il parassita può essere trovato anche nel liquido del pancreas o negli aspirati di midollo osseo;
  • stadiazione per determinare lo stato di progressione della malattia ed il coinvolgimento neurologico attraverso l’esame microscopico del fluido cerebrospinale ottenuto tramite la puntura lombare su un preparato umido alla ricerca di tripomastigoti e globuli bianchi mobili.

La diagnosi deve essere effettuata il più precocemente possibile per evitare la progressione allo stadio neurologico e quindi alla necessità di una trattamento più complesso e rischioso.


La scelta del trattamento dipende dalla forma e dallo stadio della malattia. Quanto più precocemente viene trattata la malattia, tanto maggiori sono le prospettive di guarigione. La valutazione dell'esito del trattamento richiede un follow-up fino a 24 mesi con valutazioni cliniche ed esami di laboratorio, tra cui talvolta il liquido cerebrospinale, perché i parassiti possono rimanere vitali e riprodurre la malattia molti mesi dopo il trattamento.

I farmaci utilizzati al primo stadio presentano una minore tossicità e sono più facili da somministrare. 
Il successo del trattamento al secondo stadio dipende dall'utilizzo di un farmaco in grado di attraversare la barriera ematoencefalica. Questo tipo di farmaci presenta un'alta tossicità e modalità di somministrazione complesse.

Nel 2019 sono state pubblicate le nuove linee guida dell'OMS per il trattamento della Tripanosomiasi africana umana.


Precauzioni

Non esistono vaccini o farmaci per la profilassi della tripanosomiasi africana. Le misure preventive mirano a ridurre al minimo il contatto con le mosche tse-tse. I residenti locali nei Paesi endemici sono solitamente a conoscenza delle aree fortemente infestate e possono fornire consigli sui luoghi da evitare.

Altre misure utili ai viaggiatori in aree affette sono:

  • indossare camicie a maniche lunghe e pantaloni di materiale di medio peso in colori neutri che si confondano con l'ambiente circostante. Le mosche tse-tse sono attratte dai colori vivaci o scuri e possono pungere attraverso gli abiti leggeri;
  • ispezionare i veicoli prima di entrare. Le mosche sono attratte dal movimento e dalla polvere dei veicoli in movimento;
  • evitare i cespugli. La mosca tse-tse è meno attiva nelle ore più calde della giornata, ma punge se disturbata;
  • utilizzare un repellente per insetti. Gli indumenti impregnati di permetrina e i repellenti per insetti non si sono dimostrati particolarmente efficaci contro le mosche tse-tse, ma prevengono le punture di altri insetti che possono causare malattie..

La puntura è dolorosa, e ciò aiuta ad identificarne l’origine. In caso di comparsa di sintomi i viaggiatori devono consultare un medico immediatamente.

Le strategie per l'eliminazione della tripanosomiasi dell'Africa occidentale si basano sulla ricerca attiva e passiva dei casi, sul trattamento dei casi confermati, e sul controllo dei vettori. Per ridurre la trasmissione della tripanosomiasi in Africa orientale occorre applicare un approccio multisettoriale, che tenga conto sia della salute degli animali che della gestione delle risorse.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità mira all'eliminazione sostenibile della malattia entro il 2030, definita come interruzione della trasmissione della tripanosomiasi in Africa occidentale.



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Le informazioni pubblicate in "La nostra salute" non sostituiscono in alcun modo i consigli, il parere, la visita, la prescrizione del medico.

Data di pubblicazione: 13 luglio 2015, ultimo aggiornamento 26 aprile 2024