Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo epidemiologico nella diffusione di SARS-CoV-2 che riconosce il contagio interumano come principale via di trasmissione. Tuttavia, poiché in alcuni casi sporadici è stata dimostrata la trasmissione del SARS-CoV-2 da parte di persone affette da Covid 19 ai propri animali da compagnia è consigliabile evitare che pazienti affetti da Covid-19 (operatori, proprietari, veterinari, ecc.) entrino in stretto contatto con gli animali da compagnia in particolare se si tratta di mustelidi.
Nel corso della pandemia sono stati notificati in diversi Paesi positività per SARS CoV-2 in animali sia allevati che domestici. Evidenze epidemiologiche dimostrano che felini (gatti domestici e selvatici) visoni e cani sono risultati positivi al test per SARS-CoV-2 a seguito del contatto con persone infette da Covid19. Alcuni gatti e grandi felini hanno mostrato segni clinici di malattia. Nonostante ciò non risulta che i felini o i cani giochino un ruolo nella diffusione della malattia.
Un discorso a parte meritano i visoni, i quali, manifestano un’elevata suscettibilità al virus del SARS CoV 2.
A tale riguardo è stato più volte dimostrato il passaggio del virus SARS CoV-2 dall’uomo ai visoni allevati ma anche la loro capacità di ritrasmettere il virus ai lavoratori dell’allevamento. Tale fenomeno è stato osservato in Olanda e in particolare in Danimarca, dove visoni colpiti da SARS CoV-2 non solo hanno ritrasmesso la malattia ai lavoratori delle aziende ma i virus sono risultati geneticamente mutati rispetto a quelli inizialmente isolati.
In molti Paesi, fra cui l'Italia, la presenza di SARS-CoV-2 è stata confermata in allevamenti di visoni sia in soggetti asintomatici che con sintomatologia respiratoria, digerente a seguito di fenomeni di mortalità anomala. Le indagini epidemiologiche hanno messo in evidenza la stretta correlazione tra lavoratori aziendali risultati affetti da Covid19 e la successiva comparsa della malattia nei visoni allevati.
La situazione è risultata particolarmente preoccupante in Olanda e Danimarca, dove, nonostante l’adozione di misure di controllo dell’epidemia, i focolai si sono progressivamente diffusi tanto da indurre le Autorità olandesi ad anticipare al 2021 la dismissione completa dell’allevamento del visone su tutto il territorio nazionale. Anche la Danimarca sulla scorta di un progressivo aumento dei focolai e a seguito dell’accertamento di mutazioni del virus SARS-CoV-2 in questa specie ha deciso di procedere alla rapida eliminazione di tutti gli animali del comparto produttivo che ha comportato l’abbattimento di circa 17 milioni di capi.
In linea con altri paesi anche in Italia con la Legge 30 dicembre 2021, n. 234 è stato vietato l’allevamento, la riproduzione in cattività, la cattura e l’uccisione di animali per la finalità di ricavarne pelliccia.
Negli allevamenti di visone preesistenti alla Legge 30 dicembre 2021 n.234 (attualmente solo due allevamenti) la cui attività era già stata bloccata con la OM 21 novembre 2020 verrà prevista una progressiva dismissione degli animali.
Gli allevamenti tutt’ora esistenti ma non più produttivi sono sottoposti a una sorveglianza continua che prevede il prelievo di campioni su base settimanale.
I dati epidemiologici dimostrano che gli animali sono stati contagiati da esseri umani infettati da SARS-CoV-2. Al momento però non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino come questi animali (ad esempio i gatti in numerosi paesi, o le tigri nei giardini zoologici degli Stati Uniti) possano diffondere la malattia alle persone.
Come nel caso degli alimenti per il consumo umano, non sono stati segnalati casi di trasmissione del virus SARS-CoV2 agli animali attraverso il consumo di alimenti per animali domestici.
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha concluso che “non esistono prove del fatto che il cibo sia una probabile fonte o via di trasmissione del virus”.
In effetti, come per gli alimenti destinati al consumo umano, non esistono evidenze scientifiche e appare molto improbabile che si possa essere infettati nel maneggiare alimenti per animali domestici. Le raccomandazioni relative alla gestione delle confezioni di alimenti per animali domestici sono identiche a quelle che riguardano la manipolazione di qualsiasi altro pacco. Questa valutazione è valida anche per i mangimi destinati agli animali d’allevamento.
Analogamente al rischio di contaminazione ambientale per le persone conviventi con un soggetto positivo Covid19, lo stesso rischio può sussistere per gli animali presenti nel medesimo ambiente.
Non ci sono evidenze scientifiche del fatto che il bestiame possa essere infettato dal virus SARS-CoV-2. Inoltre, i risultati preliminari degli studi suggeriscono che volatili e suini non sono sensibili al virus SARS-CoV-2.
La produzione zootecnica nell’UE vanta i più alti standard di sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali e tutela ambientale, che riducono enormemente il rischio di trasmissione degli agenti patogeni. Il rispetto delle misure di protezione individuale che garantiscono l’applicazione di adeguati livelli di biosicurezza negli allevamenti, limita considerevolmente la potenziale esposizione degli animali d’allevamento a qualsiasi agente zoonotico.
Le Autorità veterinarie mantengono stretti rapporti con la Commissione Europea e con l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE), nonché con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Assicurano, in modo coordinato, una comunicazione e una gestione del rischio coerenti e appropriate. Adeguati sistemi di scambio di dati sono operativi a livello europeo e internazionale al fine di segnalare rapidamente alle Autorità veterinarie competenti la comparsa e l’evoluzione delle malattie animali. Questi sistemi sono importanti per il monitoraggio e l’aggiornamento della situazione e, in caso di necessità, il coordinamento delle azioni. Le informazioni provenienti da questi sistemi sono inoltre condivise con il pubblico sui siti web della Commissione Europea e dell’OIE. È essenziale che il COVID-19 non porti all’applicazione di misure di controllo inadeguate nei confronti degli animali domestici o selvatici, che potrebbero comprometterne inutilmente il benessere e la salute o avere un impatto negativo sulla biodiversità e sulla sostenibilità dell’allevamento. I veterinari hanno un ruolo chiave nella comunicazione del rischio, in particolare nell’indicare la motivazione delle misure di gestione del rischio adottate.
La sanità pubblica e i Servizi Veterinari, compresi i veterinari libero professionisti, lavorano congiuntamente secondo un approccio One Health per condividere le informazioni, in particolare sui sospetti o sulle conferme di infezione negli animali, finalizzate alla valutazione del rischio laddove un paziente Covid-19 riferisca di essere o essere stato a contatto con animali domestici o con altri animali.
L’Unione Europea supporta una rete di laboratori di riferimento dell’UE (EURL) con l’obiettivo di garantire analisi di laboratorio di alta qualità e test armonizzati su tutto il territorio UE. Tale rete supporta le attività della Commissione Europea in materia di valutazione e gestione del rischio nelle diverse aree dell’analisi di laboratorio, comprese le malattie degli animali. In alcuni paesi, i Servizi Veterinari nazionali e i laboratori nazionali, nonché i suddetti EURL, stanno supportando attivamente le funzioni centrali della risposta sanitaria pubblica, offrendo un contributo efficace allo screening e ai test su campioni prelevati dall’uomo per la sorveglianza e la diagnosi.
La Commissione Europea basa le proprie misure e comunicazioni sulle più recenti informazioni scientifiche disponibili e incoraggia la promozione di fonti di informazione autorevoli, declassando i contenuti falsi o fuorvianti e rimuovendo quelli illegali o potenzialmente dannosi per la salute.
(Fonte: Commissione Europea)
Direzione Generale della sanità animale e dei farmaci veterinari